sabato 30 marzo 2013

DI PANE ALL'ANICE E DI TRADIZIONE DI FAMIGLIA

E' tutto pronto per domani! La tovaglia è ben stirata, i bicchieri e i piatti tutti riuniti, il centro tavola con i rami di mandorlo fioriti e i segnaposto fai-da-te anche, il vino e i liquori pronti per essere messi in fresco, il dolce che rapprende in frigo. Domani è Pasqua, e non vedo l'ora di avere tutti ospiti a casa mia per un bel pranzo in famiglia.
 
L'ho sempre desiderato. Ospitare genitori e (quasi)suoceri a casa mia, e sfornare tante bontà per saziare la golosità di tutti. Le chiacchiere a tavola, le risate, e i silenzi profondi quando tutti hanno la bocca piena.
Da domani quindi, inizia la mia personale tradizione di famiglia, fatta di buon cibo, piatti della tradizione e novità, perchè l'innovazione, accanto all'amore per i nostri usi e costumi, anche a tavola, è quel je ne sais quoi che segna il confine per un pranzo o una cena ben riusciti.

Il menù, ve l'ho detto, e comprende anche questo pane all'anice, come accompagnamento dell'antipasto, insieme al pane di farina gialla. Ottimi anche da preparare per la scampagnata di pasquetta, perchè rimangono morbidi per 2-3 giorni e si conservano benissimo avvolti in un canovaccio pulito di cotone: proprio stile pic-nic! Oppure, per un buffet, da tagliare a quadrotti, su ognuno dei quali va adagiata una fettina di salame, del formaggio o, perchè no, anche del salmone affumicato: quindi perfetto anche come fingerfood.
 
Pane con semi di anice


 
Per due panetti o per un solo pane cotto in uno stampo grande da plum-cake
 
4 uova
farina q.b. 
1 bicchiere scarso di olio evo
1 bicchiere scarso di latte
35 gr di lievito di birra
1 pizzico di sale
semi di anice a piacere
 
Nella ciotola del Ken - è possibile, ovviamente, fare l'impasto anche a mano - ho messo 400 gr di farina (e ho aggiunto poi quella che richiedeva l'impasto), il sale e i semi di anice, privati dei "peletti", e le uova, avviando la lavorazione a bassa velocità.
Ho stiepidito il latte e vi ho sciolto il lievito di birra, aggiungendolo alle polveri. Quindi ho aggiunto l'olio evo e ho lasciato incordare ancora, aggiungendo farina q.b. fino ad ottenere una palla d'impasto morbida, ma che stava insieme.
 
Ho posto a lievitare in uno stampo da plum-cake leggermente oleato e infarinato fino al raddoppio.
Cottura a 180° per 30 minuti circa. Il pane è cotto quando scaravoltandolo e battendo con la nocca sul fondo il suono è sordo. Per sicurezza, fate anche una prova stecchino.
 
Il pane all'anice va preparato il giorno prima, perchè deve essere leggermente friabile. Io lo servirò domani come accompagnamento all'antipasto del pranzo.


Auguri per una serena Pasqua a tutti!

giovedì 28 marzo 2013

POLPETTE DI MELANZANE, LEGGERE E BUONISSIME

Non vado matta per le melanzane; se le devo mangiare, ovvio, le mangio senza problemi. Ma non mi fanno impazzire.
Gli unici modi in cui le consumo sono la ratatouille, la parmigiana, ma proprio un pezzettino piccolo piccolo - perchè è molto carica - e queste polpette.
 
Sono una ricetta della mia mamma, e già questa è una garanzia. Il procedimento è semplicissimo, e il risultato è favoloso: sono leggere, croccanti fuori e morbide dentro, si possono preparare in anticipo e sono buone fino a due giorni dopo.
E' un ottima idea per la scampagnata di Pasquetta.
Qui da noi, a l'Aquila, è tradizione riunirsi in campagna per fare "l'arrostata" ovvero cuocere alla brace arrosticini (che da qualche tempo sono diventati DOC) e costatine di pecora, meglio conosciuto come "castrato", dal sapore forte e deciso. Di solito durante "l'arrostata", che si protrae durante tutto il giorno - e se il tempo lo consente anche a cena - si accompagnano arrosticini e costatine con bruschette, verdure grigliate, torte salate e stuzzicherie varie, come queste polpette.
Le provate?
 
Polpette di melanzane
 
 
Per 8 polpette di 8 cm di  Ø
 
1 melanzana tonda
4 cucchiai di parmigiano o pecorino grattugiato(dipende se volete un gusto più delicato o più deciso)  
1 uovo
mollica di pane raffermo q.b.
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
pan grattato
sale
olio evo o olio di semi (a seconda se sceglierete la cottura in forno o la frittura)
 
Per prima cosa si lava la melanzana e si elimina il picciolo. Si taglia a pezzi, grossolani, e si lessa in acqua bollente leggermente salata finchè tutti i pezzi sono morbidi. Ci vorranno circa 10-15 minuti.
Una volta cotti, scolateli e lasciateli intiepidire. Quindi strizzateli leggermente.
 
In una ciotola aggiungete la melanzana lessa e con una forchetta schiacciatela fino a renderla pastosa - devono sparire i pezzi - quindi aggiungete l'uovo, il formaggio grattugiato, il prezzemolo e amalgamate. Continuate aggiungendo la mollica di pane raffermo, sbriciolandola con le dita, finchè il composto avrà preso di consistenza (non deve essere solido, ma nemmeno liquido). Aggiustate di sale.
 
Mettetene un cucchiaio sul palmo della mano leggermente bagnata, e formate la polpetta, passandola poi nel pan grattato e tenendola da parte. Proseguite fino ad esaurimento dell'impasto.
 
Ora avete due possibilità di cottura: friggerle o cuocerle in forno.
 
Per la cottura in forno: in una teglia, con il fondo foderato di carta forno, versate poche gocce di olio evo, e posizionate le polpette. Cuocete a 180° per circa 20 minuti, girandole a metà cottura, in modo che saranno dorate da ambo i lati.
 
Per la frittura: friggete le polpette in olio di semi caldo, fino a doratura.
 
Come dicevo più su le polpette possono essere consumate subito, calde, oppure fredde: sono un ottimo secondo o un buon antipasto, ma all'occorrenza, facendone di piccole, di 2-3 cm di Ø, possono essere un ottimo fingerfood e comparire così anche nell'aperitivo o in un buffet.
Si possono preparare fino a due giorni prima, conservanodole in frigo coperte da pellicola per alimenti: basterà scaldarle in padella, senza bisogno di aggiungere olio, o passarle 5 minuti in forno già caldo.

mercoledì 27 marzo 2013

FILETTO ALLA WELLINGTON: UN'ALTERNATIVA PER PASQUA

E così è arrivata la primavera, e speriamo anche il bel tempo, e tra pochissimi giorni anche la Pasqua.
Per la prima volta, quest'anno, avrò l'onore di organizzare io il pranzo di Pasqua e sono emozionatissima. E nervosissima.
 
Ho già messo a punto un menù studiato e curato, coadiuvata dall'aiuto dalle matriarche della famiglia, mia madre e la madre di ale, che mi aiuteranno a preparare alcune delle portate previste:
 
Antipasto
 
Salumi e formaggi
Frittata di asparagi selvatici
Vol-au-vent con cotto e piselli in salsa besciamelle
Uova sode 
 
Pane all'anice (a breve la ricetta)
 
Primo
 
Tagliatelle al ragù d'agnello
 
Secondo
 
Agnello al forno con patate
Coratella con sottaceti
Coratella con rosmarino e vino rosso
 
Insalata verde
 
Dolci e frutta
 
Uovo di cioccolato
 
Fragole con panna
 
Caffè e liquori fatti in casa
 
Speriamo che i miei ospiti gradiscano.
 
Una ricetta per un secondo piatto alternativo all'agnello potrebbe essere il filetto alla wellington di Gordon Ramsay: facile da preparare (contrariamente alle aspettative), facile anche la cottura - a patto che vi atteniate ai tempi di cottura, assicurati dalle amiche di Menù Turistico, che ci raccontano anche la storia dell'origine di questo piatto - e spettacolare il risultato.
 
Filetto alla wellington
 
 
Per 4 persone:
 
1 pezzo intero di filetto di manzo, del peso di circa 800 grammi
80 g di prosciutto crudo
400 gr di champignon
senape inglese
pasta sfoglia
un tuorlo d'uovo
burro
sale e pepe
 
Mondare gli champignon, privandoli del gambo e spellandone la cappella; togliere ogni eventuale residuo di terra con una pezzuola umida, tagliarli a pezzi e frullarli, fino a ridurli in purè.
In una padella antiaderente, farli cuocere senza altro condimento se non un pizzico di sale: saranno pronto quando tutta l'acqua di cottura si sarà assorbita.
Togliere i filamenti di grasso al filetto e sigillarlo in padella, dopo aver fatto sciogliere un po' di burro, meglio se chiarificato. Spennellarlo con un po' di senape dolce (la migliore sarebbe quella inglese), io però non l'avevo e l'ho omessa.
Stendere sul piano di lavoro un foglio di pellicola trasparente e disporvi le fette di prosciutto crudo, leggermente sovrapposte le une alle altre.Spalmare sul prosciutto il trito di funghi passato in padella e livellarlo bene con una spatola. Disporre il filetto ad una delle estremità della pellicola e, aiutandovi con quest'ultima, avvolgerlo nel trito di funghi e nel prosicutto. A operazione ultimata, riporlo venti minuti nel frigorifero.
 
Trascorso questo tempo, stendere sul piano di lavoro un foglio di pasta sfoglia e spennellarvi del tuorlo d'uovo ai bordi. Disporre il filetto al centro della sfoglia e richiudere, sigillando bene i bordi. Con un coltellino affilato, praticare delle incisioni sulla pasta, spennellare con il resto del tuorlo (allungare, eventualmente, con un po' di latte) e infornare a 180 gradi per 35 minuti. Il mio era un pò alto e avrebbe necessitato di altri 5 minuti di cottura. Quindi tenete anche conto dell'altezza del vostro filetto quando cuocete. :)

 
Una volta sfornato, trasferirlo sul piatto da portata, lasciar raffreddare pochissimi minuti e procedere col taglio. Perfetto con patate novelle al forno, asparagi, carotine, ma anche con una semplice insalata verde.
I vostri ospiti ne resteranno estasiati, ve lo assicuro!

sabato 23 marzo 2013

QUATTRO PIRATI NEL MAR DEI SARGASSI: FIDEUA' ALLA PESCATORA

"Quattro pirati sul mar dei sargassi
in una zattera fatta di assi;
vanno remando, dicono loro,
alla ricerca di un grande tesoro.

Però!
Uno è alto, uno basso, e uno è zoppo,
ed il quarto ha la benda sull'occhio;
vanno remando, dicono loro,
alla ricerca di un grande tesoro."
 
Chissà quali e quanti tesori, i pirati d'ogni dove, hanno trovato, accumulato, nascosto e dilapidato.
Certo se la vita del pirata sembra oggi uno spasso, non doveva esserlo allora.....
 
Se infatti i cuochi nella cambusa inventavano dei piatti spettacolari per sfamare il capitano e la sua ciurma (come il nostro amico - dal buon cuore - Zabalò, che per fare in modo che il capitano lasciasse un pò di rancio per la ciurma ,sostituì il riso con i fideus, nella preparazione della paella, inventando di fatto la Fideuà), per contro possiamo immaginare che il cibo a bordo non fosse il massimo.
 
A cavallo tra  il 1700 e il 1800 l'acqua potabile, potabile caricata a bordo, destinata all'uso per  l'intero viaggio, era contenuta in barili di legno. Durante la lunga navigazione all’interno di questi barili si formavano dei gas fetidi (l’acqua a contatto con il legno estrapola i principi gommosi, salini, mucillaginosi), e prendeva un odore ed un gusto nauseanti. Con appositi filtri, che la rendevano limpida, si poteva migliorarne un poco il sapore, ma certamente non era la stessa cosa che utilizzare acqua corrente.
Il cibo era costituito principalmente da patate, legumi secchi, carne salata e stoccafisso.
Erano sempre presenti le gallette che venivano conservate in cassoni foderati di zinco per mantenerle lontane dall’umidità, dagli scarafaggi e dai topi. Dopo un paio di mesi di navigazione, spesso le gallette venivano “abitate” da dei vermi biancastri … quindi dovevano essere battute sul tavolo per esserne liberate e renderle così mangiabili!
In appositi cassoni erano conservati anche: fagioli, ceci, fave, pasta “traforata”, patate. La dispensa era ricca di aglio e cipolle e pezzate di lardo necessari per fare il minestrone e condire la pastasciutta.
Qualche buon dispensiere portava anche basilico seccato o conciato nell’olio, prezzemolo e conserva di pomodoro.
Il tutto veniva per fortuna integrato con il pesce ... pescato fresco sul posto!
A volte in coperta erano sistemate delle stie con le galline, che fornivano le uova quotidianamente e che venivano poi conservate nella sabbia.
Il piatto preferito dal marinaio, erano le uova fritte, ma non era il piatto giornaliero,  bensì solo quello “della festa”. Raramente erano presenti anche delle gabbie con alcuni maiali, sempre per poi utilizzarli in vari … piatti!
 
Il menù era praticamente uguale tutta la settimana, tranne il venerdì (giornata di magro) in cui si mangiava il baccalà. Se la pesca quel giorno era stata buona si sostituiva il baccalà con il pesce fresco.
Solo se erano previste delle soste intermedie, nella discesa in porto si potevano trovare frutta fresca e verdura fresca. Ma erano rarità, costavano ed inoltre non era possibile farne una grossa scorta a causa dell’impossibilità di conservare tutto se non per pochi giorni.
 
Ci voleva proprio coraggio a navigare con dei menù simili! (fonte: ammiraglia88.it)
 
Menomale che c'erano anche cuochi degni di nota a bordo di galeoni e vascelli, che prodighi per il loro lavoro cucinavano, con le poche cose a disposizione, delle vere e proprie leccornie!
 
Oggi ho vestito anch'io i panni di Zabalò e ho preparato - di nuovo - la fideuà con il pesce. La mia prima versione era vegetariana, ma siccome la versione originale vuole del buon pesce fresco in padella con i fideus, quindi di buon mattino sono andata al mercato e dal pescivendolo di fiducia ho comprato: scampi, gamberoni, gamberi, calamari, cozze e vongole veraci. Inoltre, dal dirimpettaio, un coltivatore diretto della zona, gli ingredienti per il brodo vegetale, del buon prezzemolo per farne una salsa, e dei bellissimi pomodori rossi per il soffritto.
 
 
Fideuà alla pescatora con finta salsa verde
 
 
Per 2 persone:
 
200 gr di fideus, o spaghetti spezzati di 2/3 cm
2 gamberoni
2 scampi
2 calamari interi
6 code di gambero
150 gr di vongole veraci
200 gr di cozze
 
2 pomodori rossi maturi
olio evo
aglio
sale
un pizzico di pistilli di zafferano DOP dell'Aquila 
 
per il brodo vegetale

750 ml di acqua fredda
1/2 cipolla
1/2 costa di sedano
1/2 carota
sale
 
per la salsa verde

prezzemolo, circa 30 foglie
sale fino
olio evo
 
Per prima cosa mettiamo a fare il brodo vegetale: in 500ml di acqua fredda mettiamo tutte le verdure, lavate, pelate, e tagliate in 2. Portiamo ad ebollizione, saliamo, e facciamo sobbollire per 1 ora circa, poi teniamo in caldo fino al momento di utilizzarlo.
 
Prepariamo il pesce: 2 ore prima della cottura ho messo a "spurgare" le cozze e le vongole: in due recipienti separati le ho messe a bagno con abbondante acqua, una presa di sale grosso e ho coperto, lasciandole al buio. Prima della cottura le ho scolate e sciacquate, eliminando eventuali conchiglie rotte.. Quindi ho pulito le cozze una ad una raschiando il guscio ed eliminando, tirandole, le barbe che fuoriescono dal guscio.
 
Nella padella ho tostato i fideus, con un filo d'olio evo. Poi li ho messi da parte, tenendoli in caldo.
 
 
Nella stessa padella, aggiungendo qualche altro cucchiaio di olio evo ho fatto saltare prima i gamberoni,  gli scampi e le code di gambero. Le ho tolte e le ho messe da parte, sempre in caldo; quindi ho saltato anche i calamari, puliti, spellati e tagliati a anelli; a scottatura ultimata le ho unite ai crostacei, e ho tenuto tutto in caldo. 
 
 
 
Da parte ho fatto aprire le cozze e le vongole, con un filo d'olio e uno spicchio d'aglio intero, e le ho tenute da parte in caldo.
 
Pelate i pomodori rossi (o sbollentandoli per qualche secondo in acqua bollente, o con il pelapatate) e fateli a pezzettini piccoli, in modo che si disfino facilmente.   Nella padella ho aggiunto all'olio rimasto uno spicchio d'aglio intero (Mai suggerisce di tritarlo, ma non mi piace il gusto troppo predominante dell'aglio), quindi ho aggiunto il pomodoro e fatto soffriggere. Aggiustate di sale ed eventualmente aggiungete dello zucchero. Quando il pomodoro sarà ben disfatto e il soffritto sarà più scuro, stemperate i pistilli di zafferano tritati leggermente con un pò di brodo e aggiungete nei pomodori.
 
 
 Ora versate i fideus a pioggia nella padella, in un unico strato, in modo che cuociano uniformemente e coprite ancora con il brodo. Ora dipende dalla cottura della pasta. La mia cuoceva in 6 minuti, ma ci ha messo un pò di più. Dopo circa 10 minuti infatti era al dente, quindi ho prima aggiunto i calamari, i gamberi, cozze e vongole e infine anche gamberoni e scampi. Infine ho aggiustato di sale.


 
La salsa d'accompagnamento è una finta salsa verde.
 
 
 Nel mortaio di marmo ho pestato le foglie di prezzemolo lavate e asciugate, con il sale fino, fino ad ottenere una sottile purea. Quindi ho aggiunto l'olio evo a filo, e ho continuato a pestare. Il profumo fresco del prezzemolo e la sapidità di questa salsina semplicissima e leggera si sposano perfettamente con la fideuà!


La mia dolce metà ha apprezzato tanto, ma davvero tanto la Fideuà e appena spazzolato tutto ciò che c'era nel piatto, senza nemmeno lasciare uno spaghettino, mi fa: "era veramente buono!".. mi sa che mi tocca rifarla presto! :D
Grazie alle amiche dell'emmetici e a Mai per avermi fatto scoprire questa meravigliosa ricetta: spero di poterla proporre presto agli amici in una cena tutta spagnola! :)

mercoledì 20 marzo 2013

MATRIMONIO D'AMORE: FIDEUA' E RATATOUILLE

La ricetta dell'MTC di questo mese è la fideuà, e viene direttamente dalla catalogna, regione all'estremità nord-orientale della penisola iberica. Da lì viene infatti Mai, del blog Il colore della curcuma, vincintrice della scorsa sfida (quella sulla red velvet).

Sono stata una sola volta in spagna, 10 anni fa circa, a Madrid, sono stata rapita immediatamente da tutto ciò che vedevo. Dalla paella, al jamon, ai bocadillos mangiati seduti sulla Plaza Mayor prima di visitare il Prado, o i churros con chocolate gustati nella cioccolateria dietro l'hotel dopo un'incredibile scarpinata per arrivare e visitare il Museo Nacional de Arte Reina Sofia. Che bei ricordi!!
 
Ma ora, salutiamo Madrid, e spostiamoci sul versante mediterraneo della Spagna, vicino Valencia. Lì infatti ritroviamo le origini della famosissima paella, di cui la fideuà è figlia. La leggenda, raccontataci dalle amiche dell'emmetici racconta infatti del buon cuore di un cuoco, tal Juan Bautista Pascal, detto Zabalò, che non sapendo più come fare per impedire al capitano del peschereccio dove prestava servizio di mangiarsi la paella, fino all'ultimo chicco di riso, pensò di sostituire quest'ultimo con dei fidelini spezzati: la speranza era che, trovando il rancio di minor gradimento, il capitano avesse avanzato qualcosa anche per la ciurma. Evidentemente, però, Zabalò non aveva fatto i conti con il proprio genio: perchè non solo la fideuà venne sbafata, fino all'ultimo spaghetto: ma la fama del piatto si diffuse immediatamente, dal mare alla terra ferma e passò da lì nella vicina Catalogna, che fu pronta ad adottarlo: tant'è vero che sono in molti a pensare a questo piatto come ad un'invenzione della vibrante fantasia catalana.
 
Dunque la fideuà è molto simile alla paella, anche per la similiarità degli ingredienti utilizzati - pesce e crostacei, verdure e carne (anche se meno spesso), ma anche zafferano e brodo, con l'unica differenza lampante dell'uso degli spaghettini spezzati, chiamati fideus, al posto del riso.
 
La mia prima versione, è totalmente vegetariana. Ho voluto far incontrare gli ingredienti provenzali e quelli valenciani: ed è così che ha luogo un matrimonio d'amore tra la fideuà e la ratatouille.
 
Fideuà con ratatouille e salsa alioli
 
 
Per la fideuà, per 6 persone
 
600 gr. di "fideus" (potete farli spezzando degli spaghetti, 2/3 cm
5 pomodori maturi
1 o 3 spichi d'aglio (a piacere)
un pizzico di pistilli di zafferano DOP dell'Aquila
sale
olio evo
brodo, di verdure in questo caso
Per la salsa alioli
1 spichio d'aglio (ma se vi piace il sapore forte anche 3)
olio evo (quanto basta per legare la salsa sui 100 ml)
sale
il tuorlo di un uovo (facoltativo)
 
Per prima cosa ho preparato il brodo di verdure, come da indicazioni di Alessandra qui, e l'ho tenuto ben in caldo da parte.
Nella "paella" scaldare un filo d'olio, versarci i fideus e farli tostare il più omogeneamente possibile, devono diventare sul marroncino, ma attenzione a non brucciarli troppo. Poi teneteli da parte. Da parte ho stufato le verdure, seguendo la ricetta della mia ratatouille alla provenzale, tagliando però le verdure più piccole, quasi della dimensione dei fideus.
Ora lavate e sbucciate i pomodori. Se li fate sbollentare qualche minuto in acqua bollente è molto più
facile, se non avete voglia potete usare il pela patate. Tagliuzzateli piccoli, piccoli.
Sbucciate lo spicchio/spicchi d'aglio, fateli fini fini e soffriggere nell'olio (io l'ho tenuto intero perchè non mi piaceva che predominasse troppo), dopo qualche secondo aggiungerci i pomodori. Aggiungere una punta di zucchero, e più avanti correggere di sale. Se è necessario, (e lo sarà) bagnare con del brodo.
Quando il soffritto ha cambiato colore, si è ridotto e addensato, versare lo zafferano pestato nel mortaio - e qui, scusatemi, ma gioco in casa - e sciolto con un filo di brodo, amalgamare e aggiungere mezzo cucchiaino di paprica dolce.
 
 
Dopo di che va versato il brodo sufficiente a coprire appena appena la pasta quando la andremo a buttare. Dovrete regolarvi a secondo la pentola o padella che avete a disposizione, ma meglio se questa è bassa e larga.
Quando il brodo comincia a sobbollire buttare la pasta, disponendola omogeneamente su tutta la padella. Qui vanno controllati i tempi di cottura della pasta, la mia era 6 minuti, quasi a fine cottura ho aggiunto le verdure stufate e ho fatto insaporire, aggiustando di sale.
 
 

La fideuà (soprattutto quella classica di pesce) va sempre accompagnata dalla sua salsa, l'alioli, una salsina fatta soltanto con aglio, olio e sale, e tanto olio di gomito perché si fa dentro un mortaio. Ci vuole tanta pazienza e una trentina o quarantina di minuti. Di solito l'alioli lo fanno gli uomini di casa perché se una donna lo guarda la salsa impazzisce e si deve ricominciare da capo, ecco una buona scusa per dare un lavoretto ai maschi di casa (Brava Mai, ben detto!! Peccato che io me la sia dovuta fare da sola.. sarà per questo che è venuta con i grumi?).
 
 
Si comincia con il mortaio appoggiato sul tavolo, pestando l'aglio 1o 3 spicchi, privi dell'anima e un pizzico di sale. Deve diventare una purea finissima, senza grumi.
Dopodiché fate sedere il marito/fidanzato/compagno con il mortaio tra le gambe, in una mano il pestello e nell'altro l'oliera. Il preparato si deve girare e girare versando l'olio a filo, o meglio a goccia, sul mortaio ma non direttamente sull'impasto. Vedrete che dopo 15/20 minuti la salsa comincia a legare e a crescere.
Un'altra versione prevede l'aggiunta del rosso di un uovo (io l'ho omesso). Questo va messo dopo che l'aglio è già purea, si amalgama e si procede con l'olio.
Accompagnata con la fideuà di verdure la salsa alioli ci sta bene, ma per i miei gusti è troppo forte. Sicuramente è più azzeccato l'abbinamento con il pesce.

domenica 17 marzo 2013

RISO PILAF (A MODO MIO) ALLE UVETTE

E anche quest'anno si sta avvicinando Pasqua.. tempo di uova di cioccolata, e mandorli in fiore!
Che meraviglia!

Io sono già all'opera con la preparazione delle mie pizze di Pasqua, come tradizione di famiglia vuole.
Le pizze di Pasqua sono delle torte lievitate, tipiche del centro italia.
Ne esistono due versioni, una dolce simile a un panettone, e una salata, tipica soprattutto della zona dell'Umbria; la variante salata al formaggio dalla consistenza abbastanza sostenuta è tipicissima delle zone dell'umbria, ed è davvero buonissima, una vera specialità.
Quelle dolci, come le mie, sono preparate arricchendo una biga iniziale - fatta con ingredienti semplicissimi - con cedro candito, uvetta e semi di anice. Hanno un profumo strepitoso e sono ottime per accompagnare sia il dolce - mangiate insieme all'uovo di cioccolato sono fantastiche - o il salato, quindi adattissime sia per la colazione della mattina di Pasqua (rituale tipico anch'esso del centro Italia) e quindi con salumi vari e uova, sia come dolce da servire a fine pasto. Il loro profumo è inebriante.. Solo se le avete provate potete capire. :)

Ma passiamo alla ricetta di oggi. Questo riso si può accompagnare alla ratatouille o alla bourguignon, ed è leggero e gustoso, oltre che essere veloce da fare. Lo prepariamo insieme?
 
Riso pilaf (a modo mio) alle uvette
 
 
 
Per 4 persone
 
280 g di riso basmati (io non l'avevo e ho usato l'originario) 
una cipolla
60 g di uvetta
olio evo
un chiodo di garofano
acqua q.b.
sale
 
Ammollate l'uvetta in una ciotola di acqua tiepida.
In un tegame fate soffriggere la cipolla tritata con poco olio evo a fuoco bassissimo. Quindi tostate il riso per un paio di minuti.
Aggiungete il chiodo di garofano e acqua a corprire, e mettete il coperchio tenendo il fuoco medio-basso. Il mio riso aveva una cottura di 14 minuti, quindi non ho aperto il coperchio per i primi 10 minuti: ad ogni modo, non va aperto per i 2/3 del tempo di cottura, ma va lasciato ad assorbire l'acqua lentamente.
Trascorsi i 2/3 della cottura potete aprire e girare, avendo la cura di ricoprire subito con il coperchio. Se necessario, aggiungere dell'acqua calda q.b. per terminare la cottura.
Aggiungete, una volta che il riso sarà cotto, le uvette scolate e leggermente asciugate, lasciate insaporire qualche istante e servite.


Accompagnatelo a piatti di carne stufata o verdure; come vi dicevo più su io l'ho mangiato sia con la ratatouille che con la bourguignon: buonissimo!

mercoledì 13 marzo 2013

RATATOUILLE ALLA PROVENZALE

Ratatouille è uno dei miei cartoni animati "moderni" preferiti - perchè si sa, i classici non si battono.
Quel topino mi fa una simpatia immensa, quelle zampette che maneggiano gli ingredienti, la cucina dello chef Gusteau, piena di caccavelle, cocotte, pentole che sobbollono e ingredienti di primissima qualità.
 
Mi fa tornare bambina, quando mamma andava a lavoro e mi lasciava a casa di Zia, quella della torta di mele. Lei, maniaca della pulizia, era sempre impegnata nel lustrare la casa - anche se il più delle volte puliva sul pulito - e così mi metteva la cassetta di un cartone e mi lasciava seduta sul divano a guardarlo. Ogni tanto si affacciava per controllare se ci fossi ancora, perchè ero talmente presa dal cartone, che non facevo un fiato.
Guardare quei cartoni mi rapiva totalmente, mi estraniavo da tutto ciò che mi circondava e immaginavo di trovarmi tra quegli animaletti canterini a fare pulizie insieme a Biancaneve o in quei grandi saloni da ballo, con indosso anch'io un vestito da gran sera con la gonna pomposa e i tacchi come Cenerentola.
 
Gli anni sono passati, ma ancora mi incanto davanti a un cartone animato. Ogni volta che guardo Ratatuille mi viene voglia di preparare il piatto di verdure che fa tornare il terribile Egò alla sua infanzia felice.
In realtà, quella preparata nel cartone non è una ratatouille vera e propria, ma si chiama Confit Byaldi, ed è stata creata dallo chef Thomas Keller, del ristorante The French Laundry, che ha anche fornito la sua consulenza ai disegnatori della Pixar per far si che il cartone riproducesse fedelmente ricetta e procedimento.
 
In sostanza, la ratatuille è uno stufato di verdure, tagliate a pezzi e cotte ognuna per fatti propri, e insaporite poi insieme; la confit bayldi invece presuppone un taglio tondo, dello stesso spessore per ogni verdura e una cottura unica in forno.
 
Io mi sono appellata alla classico della tradizione contadina provenzale, seguendo la ricetta di Giallo Zafferano. Puo' essere preparata come piatto unico, accompagnata da pasta o da riso pilaf, o come contorno.
 
Ratatouille alla provenzale
 
 
2 melanzane lunghe
2 zucchine
1 peperone rosso piccolo
1 peperone giallo piccolo
2 cipolle bianche
2 pomodori ramati maturi (500 gr in totale)
2-3 spicchi d'aglio
sale e pepe
2 rametti di timo fresco
2 foglie d'alloro
6 cucchiai di olio evo
 
Lavate e mondate tutte le verdure. Tagliate in 4, per il lungo, le melanzane e le zucchine, togliete l’eventuale eccesso di parte bianca interna e tagliate le strisce ottenute in pezzetti dello spessore di almeno 2 cm. Aprite in due i peperoni, togliete i filamenti bianchi e i semi e tagliateli in strisce; pelate le cipolle, tagliatele in quattro e affettatele.
 
Tuffate i pomodori per qualche secondo in acqua bollente, poi pelateli e tagliateli a pezzi liberandoli dai semi. Se volete evitare questo procedimento, potete anche pensare di togliere la buccia aiutandovi con un pelapatate.
Mettete a scaldare 3 cucchiai di olio in un tegame e buttateci dentro le cipolle ad appassire a fuoco basso, quindi aggiungete i peperoni e fateli appassire anch’essi a fuoco basso, aggiungendo quando serve, un poco di acqua calda.
Quando saranno teneri unite i pomodori, il timo, l’alloro e l'aglio tritato, salate, pepate e lasciate cuocere per circa 40 minuti a fuoco basso coprendo la pentola con un coperchio.

Nel frattempo, in un altro tegame, mettete a cuocere le melanzane nel restante olio, per circa 10 minuti, poi aggiungete le zucchine e fatele cuocere assieme alle melanzane per altri 10-15 minuti, fino a che saranno morbide, ma non sfatte.
Quando tutte le verdure saranno tenere (ma non spappolate), riunitele in una pentola unica e amalgamatele delicatamente, lasciandole cucinare asieme ancora qualche minuto a fuoco molto basso. Aggiustate di sale e pepe, e servite.
 
Io l'ho accompagnata con del riso pilaf alle uvette. Delizioso!
 
 
Bon appétit!


Prima di salutarvi, vorrei fare gli auguri alla mia omonima, Eleonora, di Burro e Miele, che oggi ha dato alla luce il piccolo Sebastièn: auguriii!!

sabato 9 marzo 2013

FOCACCIA CON OLIVE E POMODORINI DI GORDON RAMSAY

Chi non l'hai mai visto, alzi la mano!
E' uno degli chef più popolari del momento. Inglesissimo. Irritante. (Iper)Perfezionista. Si si, proprio lui, Gordon Ramsay. Colui che scopre le cucine più sporche e i piatti peggiori degli USA. Lui che a Masterchef fa tremare ogni concorrente. Lo stesso che a Hell's Kitchen sbatte per terra vassoi con portate troppo cotte - o troppo poco cotte - e che sbatte fuori dalla cucina gli chef incapaci.
Va bene, un pò lo farà anche per dare spettacolo... ma quando si è davanti a uno chef di successo come Gordo Ramsay, difficilmente si possono giustificare i suoi eccessi d'ira di fronte a piatti mal cucinati e peggio presentati.
L'ho visto un paio di domeniche fa, in un programma in cui si propone di spiegare 100 ricette di facile preparazione casalinga. Scomparsi i modi irritanti, i gesti iracondi, le espressioni di presunzione. Irriconoscibile!
Si muove con una sicurezza indescrivibile in quella che, suppongo, sia la sua cucina di casa, spendida, enorme, luminosissima ed attrezzatissima. Lo invidio per qualche minuto, dopodichè rimango rapita dai suoi gesti: monta la panna a mano - WOW!, penso. Dice che per montarla alla perfezione va montata a mano e a temperatura ambiente, perchè monta prima e meglio.. ma come, la panna non deve essere freddissima? Eppure, di panna, in questi anni, ne ho montata a iosa; ed era sempre fredda di frigo. Al più presto dovrò sperimentare, ça va sans dire.
Dispensa consigli, elargisce nozioni sugli ingredienti migliori da usare per ogni tipo di preparazione, dal latte, alla farina, alle spezie.
Propone diverse ricette di pane fatto in casa. Quella che mi rapisce una focaccia con olive e pomodorini, impastata in pochissimi minuti, lasciata lievitare, condita e cotta. L'aspetto è meraviglioso, la crosta scrocchia sotto la lama coltello che la taglia. DEVO PROVARLA.

Detto, fatto!
All'assaggio Ale ha commentato "Che buona questa focaccia! E' proprio buona buona! Quando ci manca il pane facciamo sempre questa, è troppo buona!"
 
Focaccia con olive e pomodorini
di Gordon Ramsay
500 gr di farina 00
20 gr di semola di grano duro
15 gr di lievito di birra disidratato (io 7 gr, ovvero una bustina, che da indicazioni era sufficiente per 500 gr di farina)
50 gr di olio evo
acqua tiepida q.b. (io 300-350 ml)
1 cucchiaino di sale
pomodorini
olive
rosmarino
sale e olio evo

Iniziamo con l'impasto. Io, come di consueto, con il gancio impastatore nel Ken.
Nella ciotola pesiamo la farina, il sale, e la semola, e misceliamo. Aggiungiamo il lievito.
In un bicchiere graduato ho versato 50 gr di olio evo e ho aggiunto poi l'acqua calda, non bollente, ma neanche troppo tiepida, e ho miscelato, come da indicazioni di Gordon. Ho avviato il Ken e iniziato a versare i liquidi, fino ad ottenere un impasto omogeneo e sodo.
Lavorarlo brevemente sul piano di lavoro infarinato fino a renderlo perfettamente lsicio. Quindi metterlo a riposare in una ciotola leggermente spennellata con olio evo e coperta con della pellicola per alimenti. Deve raddoppiare di volume.

Quando sarà raddoppiata, o starà per straripare - come la mia - preparate innanzitutto la teglia dove cuocerete la focaccia. Io ho usato una teglia rettangolare 25x35, ed è venuta bella alta e soffice. Dovete ungere la teglia per bene, e Gordon consiglia anche di spolverizzarla con del sale - lui fleur de sel, io sale fino - perchè in questo modo la focaccia viene croccante e saporita.
Trasferite delicatamente la focaccia dalla ciotola alla teglia così preparata, facendo attenzione a non sgonfiarla. Con le mani unte, stendetela leggermente, fino a farle coprire tutta la superficie della teglia.
Aiutandovi con le dita, ora, praticate degli incavi, dove sistemerete, alternandoli, un pomodorino e un' oliva. Condite spolverando con il sale, e con il rosmarino fresco.

Cottura a 200° per 30 minuti.
La focaccia, mangiata calda o tiepida è fantastica! Croccante fuori e soffice e profumata dentro. Si mantiene bene anche per tre giorni, - sempre che ci arrivi - perdendo però un pò della sua croccantezza: niente che un rapido passaggio in forno non possa risolvere.
Potete farla anche solo con il rosmarino, e vi assicuro, che anche in quel caso, è fantastica!

mercoledì 6 marzo 2013

ROTOLO ALLA NUTELLA, PERCHE' OGNI TANTO BISOGNA CONCEDERSI UN PECCATO DI GOLA

E muoia Sansone e tutti i Filistei!!

Ci sono delle cose di cui sono golosa, e che quindi evito accuratamente, onde andare incontro a un inevitabile allargamento delle porte di casa.. Ma ogni tanto, me le concedo, e le concedo a chi è di passaggio a casa nostra.

Come la scorsa settimana, quando abbiamo invitato a cena il fratello di Ale e la sua fidanzata, che abitano sotto di noi. Ale mi aveva chiesto la pizza, e non ho potuto rifiutare, visto che "ancora non hai provato come cuoce la pizza il nuovo forno".
Subito dopo, ha anche iniziato ad elencare i dolci che avrei potuto fare... le crêpes alla nutella troneggiano su tutte! Ma prevedevo che dopo aver steso, condito, infornato, sfornato e servito ben 10 teglie di pizza la voglia di rimettermi ai fornelli a spadellare crêpes sarebbe stata pari a zero. Quindi, mumble mumble... EUREKA: il rotolo alla nutella! E' una di quelle cose di cui sono ghiotta, e che quindi non faccio quasi mai, ma se me lo trovo di fronte.... non riesco a resistere!
 
Ho cercato per anni la ricetta perfetta, sfornando rotoli troppo cotti, troppo bassi o che si rompevano nonostante venissero arrotolati appena usciti dal forno - con conseguente ustione di primo grado alle mani. Poi, ho scoperto la ricetta del rotolo alla nutella di Giallo Zafferano. E' perfetta, la adoro!!
 
Rotolo alla Nutella
ricetta di Giallo Zafferano
 
 
per la pasta biscuit
 
5 uova medie
140 gr di zucchero
10 gr di miele
i semi di 1/2 bacca di vaniglia o una bustina di vanillina (io 1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia naturale)
100 gr di farina
 
nutella q.b. per farcire
zucchero a velo
 
Dividete i tuorli dagli albumi, in due terrine. Montate i tuorli per almeno 10 minuti assieme a 90 gr di zucchero (dai 140 gr totali), al miele e alla vaniglia fino a che non diventano chiari e molto spumosi.
Montate gli albumi a neve non troppo ferma assieme al restante zucchero (50 gr), quindi unite il composto ai tuorli utilizzando una spatola, facendo attenzione a non smontare gli albumi.
A questo punto aggiungete la farina setacciata molto delicatamente, sempre con la spatola, ed amalgamate per bene.
 
Preparate due fogli di carta forno, delle stesse dimensioni della leccarda del forno. Tenetene da parte uno, e predisponetene l'altro sulla leccarda del forno, versatevi l'impasto, livellandolo con una spatola piatta e liscia fino a raggiungere lo spessore di 1 cm circa.
Infornate in forno statico preriscaldato a 220° per 6-7 minuti (non di più); la superficie del dolce deve diventare appena dorata e non dovrete mai aprire il forno che tratterrà al suo interno l’umidità.
 
Poco prima di estrarre la teglia con la pasta biscuit dal forno, riprendete il foglio di carta forno che avete tenuto da parte, bagnatelo e strizzatelo.
Estraete la pasta biscuit dal forno, toglietela immediatamente dalla teglia e poggiatela con tutta la carta forno su di un piano. Sovrapponete il foglio di carta forno bagnato e scaravoltate sotto sopra, in modo che il foglio bagnato sia quello inferiore.
Ora staccate delicatamente la carta forno con cui avete effettuato la cottura, e poi poggiatela di nuovo. Iniziate ad arrotolare, dal lato corto, tenendovi stretti, aiutandovi a stringere con la carta forno.
 
Sigillate a questo punto il rotolo piegato con della pellicola per alimenti: questo servirà a fare in modo che la pasta biscotto raffreddandosi trattenga al suo interno tutta l’umidità necessaria a renderla elastica a sufficienza da spiegarsi e tornare in forma senza creparsi.
Quando la pasta biscotto sarà fredda togliete la pellicola, farcitela con abbondante nutella spalmandola su tutta la superficie con un cucchiaio o con un lungo coltello a lama liscia, lasciando un margine di circa 2 cm per evitare che sbordi quando andrete ad arrotolarlo.
A questo punto arrotolate nuovamente, facendo attenzione, la pasta biscuit e ponetela nel frigorifero per circa 20 minuti. Al momento di servirle il rotolo alla nutella, tagliate con un coltello affilato le due estremità per pareggiarle, spolverizzatelo di zucchero a velo vanigliato e servitelo tagliandolo a fette spesse almeno 2 cm.

Con questo post, vorrei fare gli auguri alla mia mamma che oggi compie gli anni, e alla mia amica Jessica, che invece li compie domani: auguri, vi voglio bene! :)

sabato 2 marzo 2013

TORTE DECORATE DI FEBBRAIO E LA "MODA" DEL MOMENTO

Da quando ho inziato, nel dicembre del 2008 a fare torte decorate, non passa mese senza che io pasticci con la mia adorata pasta di zucchero.

Ora il cake design è diventato di grande moda, tutti vogliono ricoprire torte, decorare con la sac à poche, scolpire figurine nella zuccherosa pasta modellabile... ma la moda, non sempre corrisponde alle capacità artistiche/manuali di chi la segue.

Mi imbatto spesso in cake designer (o presunte/i tali) che pubblicizzano corsi base, di livello medio e addirittura avanzato, a prezzi esorbitanti, proponendo di riprodurre una torta, spesso mal fatta e con una decorazione abbastanza approssimativa.
Alcune sono brave/i, e molto, devo riconoscerlo, perchè da autodidatte/i, aiutate/i sicuramente da uno spiccato senso estetico e da un'ottima manualità, hanno raggiunto un livello eccellente e si stanno facendo notare nel settore; alcune/i di queste/i hanno anche avuto l'onore di avere delle loro creazioni pubblicate su varie riviste specializzate. D'altronde anche delle cake designer che adoro, come Cécile, o Donatella, hanno iniziato facendo torte in casa, per la famiglia... e guardate dove sono arrivate!

Per il resto.. credo che quando passerà la moda, molte/i appenderanno la ball tool al chiodo!
Per quanto mi riguarda.. il sogno nel cassetto, è sempre lì che staziona.. chissà se un giorno riuscirò a tirarlo fuori?

Comunque, tornando all'argomento del post, a febbraio ho sfornato 3 belle tortine. Eccole!


La prima, una coccinella, su due piani, per festeggiare una laurea. L'ispirazione è venuta da una delle mie cake designer preferite, Cécile Crabot. Il ripieno della torta invece, è una delle mie torte preferite: questa, pan di spagna classico - in sostituzione di quello al cioccolato previsto dalla ricetta originale - crema leggera al mascarpone e frutti di bosco freschi.

La seconda, realizzata per ringraziare il papà di Ale per tutto l'aiuto che ci ha dato nei lavori di ristrutturazione, è una torta con il topper realizzato ispirandomi proprio a lui, mentre lavora al "cantiere".


Per l'interno ho scelto un abbinamento che mi piace e che non delude mai: pan di spagna bianco, farcito con crema bianca senza uova, gocce di cioccolato e bagna al rhum. La copertura, specie negli angoli, è pessima. Mentre montavo un'altra torta, mi sono ustionata mezzo palmo della mano prendendo il manico di un pentolino bollente senza presina: si, alla Fantozzi! Quindi ho fatto la copertura di questa con una mano e mezzo. :-/

L'ultima torta, fatta appena venerdì scorso, per un 30imo compleanno, di un ragazzo che non voleva proprio scritto quel numerone, allora, la fidanzata, mi ha suggerito di scrivere un bel 18, con tanti +, tanti quanti ce ne servono per arrivare a trenta. La decorazione, una cialda fatta con la tecnica del basso rilievo, a tema "sexy Simpson's".


Il ripieno: pan di spagna classico, crema raffaello e crema rocher: per veri golosi!!

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